| report di viaggio

di Nicola Miani

poco Off molto Tour

La Topa (barca da trasporto) per completare il trasloco del negozio è disponibile per sabato mattina, poco dopo mezzogiorno sono a casa, una doccia veloce e decidiamo di partire.
Dopo pochi Km nelle vicinanze di Belluno si accende la spia di mancata carica da parte dell’alternatore… Azz pork vacc boia… controllo con il tester nella vana speranza che la lucetta si sia accesa per farmi un dispetto ma non arriva corrente: batteria a 11V.

Ci fermiamo a Belluno da mia cugina, dove, attaccandomi al 230V, durante la notte ricarico la batteria motore. La domenica mattina si ritorna a casa, per poi portare il mezzo in officina il lunedì, dove in mattinata, dopo aver verificato che il vecchio è defunto, mi sostituiscono l’alternatore.

Il pomeriggio si riparte, una sosta “plin plin“ al lago, un poco rinsecchito, di Landro e poi proseguiamo fino a Garmisch, dove ci fermiamo per la notte nell’Area Attrezzata gratuita del parcheggio della funicolare.

Durante la salita verso Garmisch non poteva mancare un altra anomalia, sento il mezzo faticare, metto le mezze merce, la salita è impegnativa ma l’ho già fatta negli anni scorsi e non ricordavo queste difficoltà: che il rincoglionamento dovuto all’età mi abbia portato a non sapere più usare le marce? Ad un certo punto sento odore di freni… in salita? Ma che Azz…o succede? Mi fermo a far passare altri veicoli e provo a ripartire: è tutto a posto ora. Ipotizzo che sia il freno a mano, che viste le soste prolungate magari ha fatto incrostazioni di ruggine nei
tamburi, ma, non potendoli aprire in strada, faccio finta di niente e proseguiamo.

Martedì 3
Partenza alle sette, la prima ora si viaggia veloci, poi finiamo imbottigliati nel traffico di Monaco, incasinato al massimo dagli estesi lavori di scavo, per sottopassaggi, per proseguire con frequenti cantieri anche nel tratto autostradale successivo, con diversi rallentamenti.
Durante uno di questi, grazie al repentino rientro, dopo un sorpasso, di una testa di … di autista di bus turistico, devo attaccarmi ai freni dello Scam, notoriamente potenti, fermandomi a meno di un metro dal culo del bus… Non ho avuto paura, ma una specie di rassegnazione: “Ok ora lo tampono e speriamo di non far troppi danni e proseguire la vacanza…”
In certe situazioni sembra che il tempo sia rallentato.
Devo dire che il test, non voluto, mi ha abbastanza soddisfatto rispetto all’assetto del mio birroccio, che non ha avuto sbandamenti. Certo è che l’ABS con questi freni risulterebbe inutile, visto che con tutta la forza che ho messo sul pedale le ruote praticamente non si sono bloccate.
Da dire che il piano stradale era regolare: se avesse avuto avvallamenti la cosa sarebbe stata più rischiosa, visto che il coricamento laterale è ancora elevato; è un’altra tra le cose da rivedere nell’assetto: gli ammortizzatori OMA sono validi ma gli attacchi della parte bassa sono troppo diritti, davanti addirittura chiudono verso l’interno.
Comunque ci si riavvia, continuano i cantieri, ma andando verso nord il traffico si dirada e riusciamo a fare più o meno circa 700 Km in 10 ore.
Ci accampiamo poco prima delle 20.00 in un AA ad un centinaio di Km da Rostok.

 

Mercoledì 4
Partenza poco dopo le otto, lungo l’autostrada, ad una quarantina di Km da
Rostok, facciamo il biglietto della nave ad un distributore, pagandolo 110 euro al posto dei 140 che ci avrebbero chiesto in porto o su internet con pagamento anticipato.
All’una e mezza siamo in coda, in paziente attesa dell’imbarco, e poco dopo le 15.30 partiamo, per arrivare a Trelleborg dopo le 21.00. Naturalmente nel frattempo mi arrivano varie telefonate di lavoro che mi permettono di testare i vari operatori telefonici di Germania, Danimarca e Svezia.

Sbarchiamo ed è tardi, dobbiamo cercare un posto dove fermarci, fortunatamente a queste latitudini il sole tramonta tardi, visto che non mi piace guidare con il buio.
Ci dirigiamo a Est lungo la costa, cominciamo a goderci il panorama e le tante piccole casette di villeggiatura con prati curatissimi: il verde diventa il colore predominante che contrasta con il rosso delle costruzioni, poco dopo ci accampiamo in un prato con vista mare.

Giovedì 5
Visitiamo Ales Stenar: una piccola Stonehenge Svedese.
Il sito si raggiunge con una passeggiata di 15 minuti, fin sopra una collinetta con vista mare. Le pietre sono disposte in modo da rappresentare la forma di una nave e veniva usata per calcolare il solstizio. Le pietre sono ricavate da precedenti tumulazioni: un classico, morto un Papa se ne fa un altro.

La sera arriviamo all’isola di Ivo e all’omonimo campeggio che si raggiunge con un traghetto, istintivamente cerchiamo con lo sguardo un addetto per pagare il dovuto ma non si fa vedere nessuno, c’è solo il pilota, chiuso nella sua torretta e nessuno scende dalle auto, solo noi per la foto di rito. Che sia gratuito? Ebbene sì, anche un’altra tratta ben più lunga, su un traghetto molto più grande, che faremo nei prossimi giorni, risulterà gratuita: questi servizi sembrano compresi nelle imposte e a noi sembra una cosa strana, abituati a pagare sempre tutto.

Venerdì 6
Sosta al campeggio per docce di fino e bucato.
La giornata la passiamo ad oziare: peccato che temperature, vento e minaccie di pioggia, ci impediscono di stare seduti fuori. Il campeggio, nonostante i bambini in giro, risulterà alquanto silenzioso.

Sabato 7
Partenza ore otto con il traghetto per dirigerci all’area Off Road. Arriviamo prima che l’organizzatore metta i cartelli indicativi e vado in ispezione a piedi, poco dopo Peter arriva e vedendo il camper fermo in mezzo all’incrocio ci conferma che abbiamo azzeccato il posto: scendiamo in una cava di sabbia, base della partenza. La zona è sul tipo di Palagano, una proprietà molto estesa che comprende i boschi intorno alla cava dove il terreno diventa misto fango. I percorsi, soprattutto nel sottobosco, sono più adatti a Quad e veicoli piccoli, oltre ad avere spesso pendenze laterali, comunque ho potuto fare qualche giro anche con il mio mezzo.

Negli altri percorsi sono salito in auto con un Danese con cui avevamo stretto amicizia, e a cui ho dovuto fare un po’ di scuola guida. A Francesca ed Eleonora è andata meglio: sono salite con uno Svedese che si è infilato in passaggi al limite. C’erano salitoni folli da ribaltamento, anche più di 20 metri di rampa con fondo sabbioso, che nessuno è riuscito a fare.

Nel pomeriggio si mette a piovere e piano piano tutti si avviano verso casa o al raduno della giornata successiva.
Noi prendiamo la strada verso Stoccolma, fermandoci la notte a Kalmar, in un parcheggio pubblico vicino alla ferrovia, ma perfettamente davanti al castello.

Domenica 8
La mattina ci sveglia la pioggia, ma appena siamo pronti per uscire esce anche il sole.
Visitiamo il castello di Kalmar: la sua posizione sul mare è molto bella e suggestiva e, per la gioia di mia moglie, scopriamo che il cortile è abitato da numerosissimi coniglietti.

Ripartiamo in direzione di Vaxjo, percorrendo la “Glasriket”, cioè Il “Regno del cristallo”, dove si possono visitare le numerose vetrerie con shop annesso.
La nostra meta sono le rovine del castello di Kronobergs, su un’isoletta del lago Helgasjon.

La notte ci fermiamo a Kisa, in un parcheggio cittadino, comodamente davanti ad un fast food, che soddisfa una certa voglia di patatine fritte.

Lunedì 9
La mattina la sveglia è superflua perchè i solerti taglia erba, onnipresenti in Svezia, accendono i motori alle 7.00 precise, per fortuna l’altezza del mezzo non intralcia troppo il lavoro: partiamo lasciando sotto il nostro “posteriore” un prato perfettamente rasato.
La meta è Stoccolma, il traffico si fa più intenso fino a finire in coda, arriviamo nel primo pomeriggio al campeggio.
Approfittiamo della relativa vicinanza del campeggio al palazzo reale di Drottningholm per avviarci subito a piedi. Si rivelerà un pochino più lontano del previsto, 10 Km andata e ritorno, ma il risparmio monetario di un giorno di Stockholm Card compensa il mal di piedi.

Quello che più ci affascina è l’immenso parco: i prati perfettamente tagliati, aperti al pubblico gratuitamente, dove gli svedesi amano distendersi sulle coperte e fare pic nic.
Gli altri due giorni li passiamo a visitare la città.

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Il primo giorno, con la metro, in circa 45 minuti, raggiungiamo la città vecchia: è formata da tre isole che però vengono generalmente chiamate Gamla Stan, appunto “città vecchia”. Siamo stati accolti dalla Riddaholms Kyrkan, dove riposano i reali Svedesi dal 1290, e, a lato, il municipio, il Riddahuset. Ci siamo diretti alla Storkyrkan, la “grande chiesa”, con le sue colonne di mattoni rossi, poi al Kungliga Slottet, il Palazzo Reale, dove decidiamo, specialmente per questioni di tempo, di visitare solo la sezione dedicata al Tesoro.

Dopo un piccolo spuntino a base di hot dog siamo pronti per la visita del National Museum. Anche qui impossibile visitarlo tutto senza restare una settimana in città, così scegliamo la sezione d’arte del secondo piano, ritenuta più interessante, e ammiriamo opere di Rembrandt, Renoir, Gauguin e artisti svedesi con rappresentazioni della loro terra, dove possiamo ritrovare il paesaggio che abbiamo ammirato dal vivo. Restiamo molto colpiti anche dalla mostra temporanea “Luci e ombre”.

La stanchezza inizia a farsi sentire, ma con un altro ponte raggiungiamo lo Ostasiatiska museet, esposizione di arte orientale. Grazie alla Stockholm card, che comprende tutti i musei e i trasporti, ci siamo concessi di prendere l’autobus per ritornare nel cuore della città vecchia e ci siamo riposati in un localino, dove abbiamo assaggiato uno dei dolci tipici: la Kladkaka, torta di cioccolato con il cuore morbido. Mia moglie si è fatta dare la ricetta ed è stata pure invitata in cucina dal cuoco che la stava preparando, gli italiani si vedono poco e sapere la nostra nazionalità ci ha sempre fatto trattare bene. Abbiamo poi gironzolato per la città e le sue strette vie, moglie e figlia dentro e fuori dai molteplici negozi di souvenir, io sono tornato a casa con l’imperdibile alce adesiva. Visitiamo la Tyskakyrkan, magnifica chiesa tedesca, e poi ci concediamo un gelato con il cono cucinato al momento da una ragazza seduta in vetrina: le tattiche commerciali esistono anche qui. E’ arrivata la sera e la metro ci riporta al campeggio: siamo abbastanza distrutti.

Il secondo giorno a Stoccolma inizia di nuovo presto, alle 8.00 siamo alla metro che questa volta ci lascia alla stazione centrale per prendere il tram diretto al famoso museo Vasa, dove è esposto il vascello che doveva essere l’ammiraglia della flotta Svedese. La nave, nel 1628, affondò poco dopo essere stata varata a causa di alcuni colpi di vento improvvisi, che la fecero coricare su di un lato.
Avendo tutti i boccaporti dei cannoni aperti, l’acqua entrò velocemente, affondandola, e perirono almeno 30 marinai.
La stanchezza del giorno prima si fa ancora sentire, ma facciamo un giretto per le strade più commerciali della città, con i grandi centri commerciali che racchiudono decine di negozi, luoghi perfetti durante l’inverno. Un giro sullo Sky View, una palla che scorre sul tetto a cupola del Ericsson Globe Arenas, soddisfa il desiderio di mia figlia di vedere la città dall’alto. Se non fosse compresa nel pacco gratuito della Stockholm card nessuno si spingerebbe così lontano dal centro per quello che è un giro su una giostra auto celebrante, ma il panorama, non tanto della città visto che siamo abbastanza lontani dal centro, ma della vastità dei boschi che la circondano fino all’orizzonte, ci dà un assaggio di quello che ci aspetterà nei prossimi giorni.

Giovedì 12
In mattinata andiamo in un centro commerciale a fare rifornimenti, e nel pomeriggio passiamo da Uppsala, dove vi è la cattedrale più grande della Svezia, in classico stile gotico, forse un po’ scarna come arredi, ma con angolo bimbi, come spesso accade nei paesi nordici.

Passiamo la notte a Hofors, in una area di sosta gratuita con fontana e parco perfettamente tenuto.
Siamo vicini ad un incrocio, ma risulterà silenziosa. Il traffico anche di camion è irrisorio e di notte, si fa per dire visto che c’è sempre luce, è praticamente nullo.

Venerdì 13
In mattinata raggiungiamo la cittadina di Orsa dove intendiamo visitare il parco degli Orsi, per avere la possibilità di ammirarli da vicino.

Per quanto le aree a loro dedicate siano molto ampie e ben tenute, e vederli rincorrersi e giocare alla lotta, dal vivo invece che davanti uno schermo televisivo, doni emozioni forti, la rete che ci separa non fa dimenticare la loro prigionia. Scorgiamo anche delle tigri che sonnecchiano, e un lupo in lontananza.

Questo genere di parchi permette di ammirare e fotografare animali, come l’orso bianco che passeggia avanti e indietro lungo la recinzione, in modo frenetico, ad una distanza impensabile in natura, ma mette anche un po’ di tristezza, si spera sempre che indirettamente questi luoghi servano anche per la preservazione in natura dei loro colleghi.

Nel pomeriggio raggiungiamo la costa dove ci accampiamo in una baia, a Bergon sopra Hudiksvall.

Peccato che tutte le strade secondarie, che portano a posti ameni, finiscano nel cortile di qualcuno. Fino ad ora è stato praticamente impossibile sostare per la notte nel classico posto che ci si immagina, isolati dal mondo. Un parcheggio o area di sosta si trova sempre senza problemi, ma lungo le strade secondarie è praticamente impossibile fermarsi e risulta problematico anche l’incrocio con altri veicoli: fortuna che è improbabile incontrarne uno.

Sabato 14
Come al solito ripartiamo presto, visitiamo la penisola verso Berghamn e Bonhamn e poi ci avviamo in direzione di quella che viene chiamata la costa alta, “Hoga Kusten”, tra Harnosand e Ornskoldsvik. Speravamo di trovare scogliere, invece il bosco arriva, come sempre, fino al mare. L’unica differenza è il dislivello tra il prato e il mare, e la presenza di colline più boschive. Se c’è una strada che porta ad un accesso al mare c’è sempre la casa di qualcuno, e come dargli torto vista la bellezza dei luoghi. Comunque non mancano scorci affascinanti tra fiordi, insenature e laghi.


Dobbiamo però fare un reclamo: le piazzole di sosta sembrano fatte apposta per fare dispetto, sono quasi sempre in posizione sbagliata, dove non c’è nulla da vedere… forse per gli svedesi sono panorami “comuni”.


Arriviamo nel pomeriggio nel campeggio di Gulviks Havsbad, situato su una baia con una bella spiaggia attrezzata di tutto, peccato che le temperature e il vento non fanno certo voglia di usufruirne.

Domenica 15
Partiamo in direzione di Ortrask: è nostra intenzione salire su una funicolare di cui abbiamo letto. Questa incredibile opera, di oltre 90 Km, è stata costruita, durante la Seconda Guerra Mondiale, per il trasporto del carbone: una soluzione perfetta per ovviare alle difficoltà del trasporto su gomma, in un territorio che, a seconda della stagione, passa da neve a fango. Dopo molti anni di dismissione ora una piccola parte di 6 km è stata convertita ad uso turistico.
Arriviamo intorno alle due e scopriamo che l’unico giro giornaliero parte all’una. Decidiamo che merita l’attesa e torneremo il giorno dopo, e intanto cerchiamo un posto dove pernottare visto che il parcheggio della funicolare non merita 60 Kr (7 euro, che peociosi siamo).
Prendiamo una strada che percorreremo per la meta successiva, la quale dopo poco diventa sterrata e costeggia un lago. La serata si fa sempre più bella e troviamo il posto idilliaco che cercavamo da tempo sul bordo del lago Skelleftealven, a pochi passi da una spiaggietta con degli isolotti subito di fronte.

Siamo completamente soli a parte qualche milione di zanzare, moschiti e altri esseri volanti non identificati, ma fa parte dell’atmosfera dei luoghi. Grande idea si sono comunque dimostrate le zanzariere ai finestrini della cabina di guida. Il tramonto è lungo e fino ad oltre le undici di sera continuano a cambiare le luci e i colori, in uno spettacolo continuo.

Appena parcheggiati siamo andati subito in perlustrazione.

Il sole comincia a calare e l’incessante passaggio di nuvole fa variare continuamente le luci ed i colori

A queste latitudini il sole non tramonta mai.

La mattina presto è come sempre nuvoloso e freddino, ma poi le nuvole si diradano e le temperature si rialzano.

Alla mattina il livello del lago si abbassa e ci permette di raggiungere l’isolotto di fronte, saltellando di sasso in sasso come camosci inbranati, riuscendo miracolosamente a non finire in acqua.

Lunedì 16
Con rammarico verso le undici lasciamo il posto da sogno e ci avviamo alla funicolare per fare i biglietti. Ci fanno vedere un film di presentazione e all’una si parte. E’ una giornata dal cielo limpido, la prima dall’inizio del viaggio. Il giro è di quasi due ore, le cabine sono a quattro posti di legno, vetroresina, allumino e rivetti, dall’aspetto decisamente precario. La partenza è comica: è basata su un sistema molto sofisticato di aggancio alla linea, l’addetto spinge a mano le cabine distanziandole ad occhio. Quando la prima passa sul primo pilone ne spinge un’altra. L’arrivo non è da meno, un altro addetto ci attende per trascinarci di peso dentro alla stazione.

Poco dopo la partenza le cabine cominciano a strusciare sulle fronde degli alberi, i finestrini si abbassano da soli con i saltelli sui piloni, i cuscini dei sedili ti si sfilano sotto il sedere a ogni minimo spostamento. Diciamo che le norme CE non sembrano rispettate alla lettera, il tutto appare comunque sufficientemente solido. Lo spettacolo è tutto intorno: attraversiamo la foresta, delle radure alluvionali e dei laghi. Speravamo di vedere dei branchi di renne ma così non è stato, il ritorno alla base lo facciamo con il bus.

Alle 16,30 siamo al camper.

Subito ripartiamo in direzione nord riprendendo la sterrata della sosta notturna a velocità sostenuta, ad un certo punto sbuca dal bosco una grossa alce femmina a pochi metri dal paraurti, mi attacco ai freni, e lei comincia a trottare davanti a noi sulla strada per un po’.

Poi ritorna nel bosco, finalmente il nostro primo avvistamento, fino ad ora li abbiamo visti solo sui cartelli stradali.
Ritornati sull’asfalto l’ambiente intorno a noi si fa più nordico e inaspettatamente cominciano a decine gli avvistamenti di renne sulla strada.

Arriviamo alla sera tardi a Jokkmokk dove ci sistemiamo in campeggio: l’avamposto più a nord del nostro viaggio.

Vista l’ora tarda, e la poca voglia di mettersi ai fornelli di mia moglie, propongo di provare a mangiare una pizza sopra il circolo polare. Premetto che ci eravamo ripromessi di non “rischiare” piatti italiani a queste latitudini… e infatti non si è dimostrata una grande idea. Nella pizzeria del campeggio facciamo fatica a farci capire visto che parliamo con un immigrato che capiva poco l’inglese, invece delle tre pizze ce ne arriva una, e per fortuna! L’idea originale era di due con le patatine fritte e una chiamata “Mamma mia” con un ingrediente introvabile nel piccolo dizionario tascabile.

Il risultato è: pasta di pizza (appena decente), pomodoro (forse), formaggio (sicuramente non mozzarella), tracce di prosciutto a barrette, funghi secchi, le patatine fritte che dovevano essere sulle altre 2 pizze e …gamberetti, l’ingrediente misterioso, un abbinamento da alta cucina.

Martedì 17
Dopo aver passeggiato per un mercatino locale e acquistato alcuni souvenir, comincia il viaggio di ritorno e facciamo rotta verso Sud, fermandoci per le foto di rito sul circolo polare artico, che salendo avevamo snobbato pensando che il cartello con relativa area di sosta indicasse semplicemente il “bar” sovrastante.

Ci manteniamo sulla E45, l’autostrada (si fa per dire) che percorre tutta la Svezia centrale, facendo una galoppata veloce di trasferimento, interrotta solo da altri avvistamenti di branchi di renne ancora per alcuni km, poi solo foresta.

Ci fermiamo in un’area di sosta sopra ad un lago prima di Vilhelmina. Sotto passa la ferrovia, e fiducioso minimizzo:
“Tanto treni non se ne sono mai visti”
Nemmeno il tempo di terminare la frase ed ecco il tipico fischio.

Eleonora ne sentirà passare un altro durante la notte, ma io sono sufficientemente stanco da non sentire nulla.
Tira un forte vento che strusciando sul camper fa notevoli sibili, ma fortunatamente con il tramonto, o meglio quando il sole si posa sull’orizzonte, si placa, ma la temperatura scende intorno ai 10 gradi: c’è la tentazione di accendere il Webasto ma ci accontentiamo del piumino.

Mercoledì 18
Siamo di nuovo in strada in direzione Klovsjo: un villaggio pittoresco, secondo la guida da cui abbiamo preso spunto, che si rivelerà una delusione. L’unica differenza da quello visto fino ad ora è un maggior numero di trattori rispetto ai taglia erba che si vedono nel resto della Svezia: tagliare l’erba sembra l’occupazione principale degli Svedesi.
Continua la nostra rotta a sud verso Tanumshede, ma ci concediamo una sosta in un piccolo allevamento di alci, vicino a Sveg, che ci permette, oltre a vederle da vicino, di conoscere qualcosa su di loro, e scoprire il loro lato mansueto.

Sembra che i cibi esotici piacciano molto anche a loro, la vista delle banane le fa scattare in piedi dal loro stato di ozio.
Intorno alle sette di sera troviamo una radura vicino a Vimo, tra Mora e Malung, dove fermarci la notte.

Giovedì 19
Raggiungiamo la costa ai confini con la Norvegia, in località Tanumshede, dove ci sono delle incisioni rupestri dell’età del bronzo facilmente visitabili, niente di spettacolare ma pur sempre interessanti. La sera ci fermiamo in un bel campeggio un poco più all’interno, con piazzole su erba di 100 MQ, con tutti i servizi necessari compresi nel prezzo di circa 25 euro, il più basso pagato fino ad ora; sulla costa erano accatastati come da noi ad agosto e il prezzo sarà stato sicuramente più elevato.

Venerdì 20
Andiamo verso Lysekill, dove la nostra solita guida ci suggerisce un museo del mare con “tunnel” sottomarino, peccato che sia tutto a misura di bimbi compreso il tunnel, ma la passeggiata nella cittadina è molto piacevole.
Ci avviamo verso Kungalv e la sua fortezza di Bohus.

Grande è la sorpresa di capitare durante i festeggiamenti di un non ben identificato anniversario, così le mura diroccate di questo castello sono animate dall’intera popolazione della cittadina vestita in abiti dell’epoca medioevale, con spade e archi di legno e a piedi nudi sull’erbetta. Tende in stile accampamento ospitano mercatini di artigianato vario, non mancano nemmeno amuleti ed erbe per pozioni e naturalmente cibo, negli anfratti degli scantinati moltissime taniche di birra, che sicuramente la mattina successiva saranno vuote…

Sembrava di essere in un set per la pubblicità della TIM visto l’elevato numero di persone con il cellulare all’orecchio in costume.

Il pomeriggio ci avviamo a Trollhattan, famosa per le chiuse che bypassano delle gole per permettere la navigazione. La cascata viene aperta solo nel weekend, per cui visto che è venerdì vediamo solo le gole asciutte.

La sera ci fermiamo in sosta libera nel parcheggio di un laghetto nei pressi di Kungalv.

Sabato 21
Ripartiamo presto in direzione di Goteborg, che raggiungiamo intorno alle 8.30. Passiamo la mattinata a passeggiare, c’è pochissima gente in giro, e molto bella appare l’architettura in stile Olandese degli edifici.

Nel primo pomeriggio raggiungiamo il castello di Tjoloholm, arroccato in posizione suggestiva e costruito all’inizio del secolo scorso in stile Tudor.

Come sempre, da queste parti, i parchi intorno alle fortezze/castelli sono di libero
accesso, con prati sempre perfettamente tenuti.
In questo caso era possibile accedere liberamente alla spiaggia, perfettamente ripulita, piena di bagnanti poco bagnati, viste le temperature dell’acqua. L’unico che ho visto entrare in acqua era un bambino… un’altra età.


Ci avviamo verso Varberg dove vi sono i resti di una fortezza, ma risulta impossibile sostare per l’elevato numero di gitanti. I parcheggi sono pieni, d’altronde è sabato pomeriggio di una giornata di sole. Per cui decidiamo di proseguire verso sud, dove ci fermiamo in un campeggio sulla costa, con suggestive e ventose dune prima della spiaggia.

Domenica 22
Ripartiamo in direzione Trelleborg per acquistare i biglietti del traghetto che ci riporterà in Germania, non prima di una sosta in un centro commerciale per un po’ di spese e per finire le ultime corone, da domani ricominceremo a fare i conti in Euro.
La prima nave con posti disponibili parte il giorno dopo nel primo pomeriggio con rotta Sassnitz, meno ore di navigazione (4 invece di 6) ma più costosa rispetto all’andata, 155,00 euro.
Per l’ultima notte in Svezia decidiamo di tornare sul prato verde con vista mare della prima notte.


Domattina con calma ci avvieremo all’imbarco, nell’attesa questo è il panorama.

Lunedì 23
Alle 13.30 la nave lascia gli ormeggi e in 4 ore siamo in Germania, ricomincia la lunga trasferta che ci riporterà, purtroppo a casa.
Arrivederci Svezia!
La sera ci fermiamo in un area di sosta in autostrada poco dopo Berlino.

Martedì 24
Partiamo presto intorno alle 6.30 e mi faccio l’ultima e lunga galoppata fino a casa, seguendo un taglio consigliato dal Tomtom, per un passo secondario tra Germania e Austria a pagamento (5 euro), dove si sarebbe potuto anche pernottare, ma ormai avevo deciso di arrivare a casa, possibilmente con il fresco? Eravamo abituati al massimo a 20° e a casa ci aspettano 30 gradi….
Ci arriveremo alle 21.30, dopo 1.100 Km tutti d’un fiato.

Note:

Viaggio effettuato a Luglio 2012
Km percorsi 7200
Costo gasolio
Austria: oltre 1,3 all’andata 1,4 al ritorno
Germania: oltre 1,4 all’andata 1,5 al ritorno
Svezia: tra 1,6 al sud a oltre i 1,7 al nord
L’attraversamento dell’Austria con il GoBox obbligatorio per gli over 35Ql è piuttosto caro, ho speso 100 euro anticipati e il residuo deve essere minimo, visto che al ritorno fa già due biip, che vuol dire “ricaricami” e ho fatto solo la tratta fino a Innsbruck, per chi sta ad Ovest è più economico passare dalla Svizzera.
Il telefono, in Svezia funziona ovunque, almeno il GSM, il 3G e limitato ai centri urbani.
Il Wifi nei campeggi si trova, ma la banda è risultata sempre limitata e la navigazione lenta se non impossibile, oltre al fatto che bisognava andare nei pressi della reception, meglio nei centri commerciali e forse nei MacDonald, ma non l’abbiamo testato.